Dove si fermeranno i tassi d’interesse e cosa succederà al ciclo economico sono due variabili importanti, che possono influenzare in modo significativo il corso degli indici. Come approcciare gli investimenti azionari in tale contesto è tema di confronto con Claus Vorm, portfolio manager della strategia Global Stable Equity di Nordea Asset Management.

Guardando al 2024, rimangono una serie di sfide per il mercato a cui non è semplice dare una risposta. Qual è il suo punto di vista?

“In prossimità del 2024, la sfida principale che gli investitori devono affrontare continua a essere rappresentata dalle pressioni inflazionistiche, che hanno costretto molte banche centrali ad aumentare i tassi di interesse in modo aggressivo, ben oltre le aspettative iniziali del mercato. Abbiamo oramai lasciato alle spalle anni di stimoli monetari senza precedenti e bassi tassi d’interesse, che hanno sostenuto la performance dei mercati azionari, soprattutto dei titoli growth, e ora ci si trova di fronte uno scenario caratterizzato da a un’elevata incertezza economica e a una crescente volatilità del mercato. Cercare di prevedere quale sarà l’evoluzione futura non è certo una questione semplice e c’è il rischio di fare una scelta di campo che può pregiudicare le scelte d’investimento”.

Quindi, quale tipo di approccio consiglia?

“Se si guarda ai mercati da un punto di vista fondamentale, le azioni rimangono l’asset class con le maggiori probabilità di ottenere un solido rendimento in grado di compensare l’inflazione. Ma i rischi del mercato sono chiaramente aumentati, per cui è indispensabile avere un approccio sempre più selettivo nell’individuare le opportunità d’investimento. Riteniamo che le società di maggior successo nel 2024 saranno quelle con utili stabili e bilanci solidi, che possono essere forze stabilizzanti contro la debolezza economica e l’aumento dei tassi. La stabilità non è stata la qualità azionaria più richiesta per la maggior parte dell’ultimo decennio, in quanto gli investitori si sono orientati verso i titoli che presentavano un potenziale di crescita superiore alle aspettative. Ma, in questo nuovo paradigma di investimento, ci sono già dei chiari segnali sui mercati che premiano le società stabili”.

Qual è la vostra filosofia di gestione di portafoglio?

“La nostra filosofia è quella di un approccio di bilanciamento del rischio, ossia avere un’esposizione stabile nel portafoglio rispetto a un determinato contesto di crescita di lungo termine piuttosto che essere soggetti alla volatilità causata dal beta di mercato”. 

Si potrebbe obiettare che tutti i portfolio manager cercano di bilanciare i rischi all’interno di un portafoglio…

“Certamente, ma alcuni lo fanno adottando un approccio top-down, che porta a diminuire l’esposizione azionaria nei momenti di debolezza dell’economia e ad aumentarla nelle fasi di recupero: è una strategia che rischia di mettere a repentaglio il tempo a disposizione per prendere delle decisioni. Crediamo che esistano delle inefficienze nel mercato e, di conseguenza, focalizzarsi su aziende stabili e di qualità permette di ottenere un migliore rapporto rischio/rendimento e ciò aiuta, anche nei momenti di debolezza dei corsi, a preservare il capitale investito. Infatti, si potrebbero considerare i titoli growth, dalla potenzialità ancora inespressa, nei confronti dei quali il mercato, però, solitamente nutre aspettative elevate, scommettendo eccessivamente su un futuro ancora incerto. Oppure vagliare l’opportunità d’investimento in titoli difensivi di elevata qualità e basso rischio, che hanno, tuttavia, un alto tracking error e vengono fortemente penalizzati se il growth è lo stile vincente. All’interno della nostra strategia Global Stable Equity ciò che facciamo, invece, è concentrarci sulle azioni stabili che sono tipicamente meno sensibili al ciclo economico, in quanto queste aziende offrono prodotti o servizi essenziali per il consumo quotidiano”.

Qual è il vantaggio di concentrarsi su questo tipo di società?

“Focalizzarsi su aziende trasparenti, di qualità elevata e stabili, significa avere maggiore probabilità che i loro utili attesi possano essere realizzati: non è necessario indovinare che cosa succederà nei prossimi 10 anni perché le informazioni a disposizione sono sufficientemente solide per giudicare se le valutazioni, a cui questi titoli scambiano, siano coerenti con la loro redditività attesa. Sono società con un consolidato modello di business e comprovata crescita negli anni”.

Non operate alcuna scelta settoriale?

“Siamo agnostici da un punto di vista settoriale e il nostro è un universo di investimento piuttosto vasto, che va dagli alimenti di base agli articoli per la cura della persona, fino alla fornitura di servizi di pubblica utilità e di molti beni e servizi informatici. Certamente, c’è la pregiudiziale di fondo, la stabilità, che fa sì che sia maggiore la presenza di aziende appartenenti a settori quali i beni di prima necessità, salute e pubblica utilità. Ma ciò non significa che non si sia esposti anche a settori con maggiore volatilità all’interno dei quali, però individuiamo le società con le caratteristiche sopra citate. Per fare un esempio, nel comparto dei materiali, abbiamo esposizione ad aziende che producono gas utilizzati negli ospedali”.

Quindi grande focus sulle valutazioni?

“Cerchiamo società che godano di una domanda costante durante l’intero ciclo economico, ma questa caratteristica da sola non è sufficiente se non mostrano di avere il potere di determinare i prezzi, un aspetto particolarmente importante in un contesto inflazionistico come quello attuale. Infine, ci sono le valutazioni, che sono un tassello importante e che seguiamo con particolare attenzione. Preferiamo le aziende che usano in maniera efficiente il proprio capitale e che indirizzano la loro generazione di cassa o verso investimenti che potenziano il loro modello di business o a ripagare i propri azionisti attraverso, sia piani di riacquisto di azioni proprie, sia dividendi”.

Qual è il processo attraverso cui definite il vostro universo titoli?

Lo chiamiamo “quantamental”, una crasi tra analisi quantitativa e fondamentale. Utilizziamo uno screening su base statistica per identificare le aziende stabili utilizzando, sia i dati storici, sia le stime, che considera 10.000 titoli, all’interno dei quali ne vengono scelti 350. Sempre utilizzando un processo quantitativo, arriviamo a un’ottimizzazione dell’universo di riferimento e, una volta elaborato tutti questi input, redigiamo una lista di quelle che sono le nostre convinzioni più forti tra cui scegliere le circa 100 società che andranno a costituire il portafoglio”.

E guardando al 2024, che cosa vi attendete dai mercati?

“Come già menzionato, siamo in un contesto in cui l’inflazione dovrebbe stabilizzarsi a livelli più elevati rispetto al decennio passato. Siamo maggiormente propensi a considerare titoli a basso rischio, di alta qualità e con prezzi appetibili, in grado di garantire una crescita stabile. Questi ultimi sono scambiati, in alcuni casi, a valutazioni relative storicamente interessanti e non hanno subito un impatto significativo in termini di revisioni delle stime. Potrebbero anche esserci dei temi che coinvolgono un determinato numero di titoli, ma il nostro lavoro è di analizzarne le potenziali ricadute sul mercato e valutarne gli impatti, sia positivi, sia negativi, sul business model e sull’andamento degli utili delle aziende, sempre che siano presenti all’interno della nostra lista di titoli prospettica”.